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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-18 ad oggi 2010-06-18 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)18 giugno 2010 La libertà d'impresa passa dalla nuova Carta per l'economia, cha cambia la Costituzione ROMA - Nello scenario globale l'Italia ha davanti a sé l'alternativa "tra declino e sviluppo". Se si vuole il declino, "basta lasciare le cose come stanno". Se al contrario si persegue l'obiettivo dello sviluppo, occorre "scaricare una parte della zavorra". Parte da questa premessa, contenuta nella relazione esplicativa, lo schema di disegno di legge costituzionale in materia di libertà d'impresa, che affronta oggi l'esame preliminare il Consiglio dei ministri. Due nuovi commi da aggiungere all'articolo 41 della Costituzione, per sancire il principio che la Repubblica promuove il valore della responsabilità personale in "materia di attività economica non finanziaria". Vi si aggiunge l'ulteriore principio in base al quale gli interventi regolatori dello stato, delle regioni e degli enti locali che riguardano le attività economiche e sociali "si informano al controllo ex post". Quanto all'articolo 118, lo schema di disegno di legge costituzionale inserisce direttamente nella Carta il riconoscimento da parte dello stato, delle regioni ed enti locali dell'istituto della "segnalazione di inizio attività" e quello dell'autocertificazione. Verrebbe in sostanza sancito e reso solenne in un testo dal rango costituzionale il passaggio al controllo ex post, al principio di responsabilità e all'autocertificazione. |
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Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-06-18 ad oggi 2010-06-18 |
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CORRIERE della SERA
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Bersani: scomodare Carta non SERVE Imprese, monito di Draghi "Ostacolate da troppe regole" Libertà d'impresa, l'allarme del governatore di Bankitalia: "Norme eccessive frenano la crescita" Il ministro Giulio Tremonti (Infophoto) Il ministro Giulio Tremonti (Infophoto) MILANO - Il governo accelera sulla strada della riforma per la libertà d'impresa e contemporaneamente dal governatore della Banca d'Italia arriva un nuovo monito contro le "troppe regole e un carico fiscale elevato", che costituiscono secondo mario Draghi "un ostacolo per le imprese e quindi per la crescita economica". Per Draghi "una regolamentazione eccessiva o di cattiva qualità per le imprese costituisce un fattore di ostacolo alla concorrenza e alla crescita economica". Sulla redditività delle imprese, ha aggiunto il governatore nella lectio magistralis per il master honoris causa conferitogli dalla fondazione Cuoa, pesa anche "un carico fiscale elevato nel confronto internazionale". TREMONTI - Dal canto suo Tremonti assicura che l'esame preliminare del governo sul ddl imprese è "un lavoro molto serio ed è iniziato un percorso". Commentando il provvedimento per aumentare la libertà di impresa che prevede la modifica degli articoli 41 e 118 della Costituzione, il ministro dell'Economia ha spiegato che il Consiglio dei ministri ha già una proposta di legge ordinaria e una costituzionale. Già la settimana scorsa l'esecutivo aveva esaminato, in modo "approfondito" (come recitava il comunicato di palazzo Chigi) il tema della libertà d'impresa dopo che Tremonti aveva pubblicamente annunciato con una intervista al Corriere della Sera l'intenzione di cambiare l'articolo 41 della Costituzione. SÌ DI CONFINDUSTRIA, NO DI BERSANI - Gli industriali per bocca del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, promuovono le misure pur chiedendo di puntare a una riforma ordinaria che non intacchi la Costituzione. Molto critico invece il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, secondo il quale "il governo ha scelto la strada più lunga, più inutile, più improbabile". "Non serve scomodare la Costituzione. È tutta propaganda, è una cosa incredibile che il Paese sia costretto a correre dietro a bolle di sapone di questo genere" ha detto il leader dei democratici. "È possibile - ha rilanciato il segretario Pd - fare una norma per autocertificare senza scomodare la Costituzione. Se si toglie il limite previsto dalla Carta all'equilibrio sociale e ambientale che deve avere la libertà d'impresa si va verso un film sconosciuto al mondo", ha aggiunto il numero uno dei democratici. "Bersani parla, parla, parla. Ma Berlusconi ha introdotto la flessibilità del lavoro e ora una nuova libert… per tutte le imprese. Ancora fatti contro chiacchiere" ha replicato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti. CRITICHE DALL'IDV - Perplessità anche da parte dell'Italia dei Valori. "Di fronte all'aggravarsi della crisi economica che sta accelerando le difficoltà per le piccole e medie imprese, gli artigiani e le partite Iva, il governo pensa bene di buttarla in politica, essendo ormai incapace di una seria azione per il rilancio economico del Paese" ha detto il responsabile welfare e lavoro dell'Italia dei Valori, Maurizio Zipponi. "Con grande enfasi - ha aggiunto - l'esecutivo propone di modificare l'articolo 41 della Costituzione. Passeranno gli anni, nel frattempo le imprese continuano a chiudere e i disoccupati ad aumentare drammaticamente. Alcuni giorni fa il governo ha detto che permetterà di aprire un'azienda in un solo giorno, quando il problema è quello di non fare chiudere quelle che abbiamo, visto l'accelerazione dei fallimenti, dei protesti e delle sofferenze finanziarie". CIA E CONFESERCENTI - Dubbi sulla strada intrapresa dal governo sono stati espressi dal presidente della Cia, Giuseppe Politi. "La libertà d'impresa si conquista con altre azioni, senza andare a scomodare la nostra Costituzione - ha detto il numero uno della Confederazione italiana agricoltori -: basterebbe infatti tagliare i tentacoli mortali della burocrazia che oggi asfissiano in maniera opprimente le aziende, per garantire agli imprenditori maggiori libertà d'intrapresa e di manovra". Per la Confesercenti "la discussione avviata" dal governo con i provvedimenti esaminati in Consiglio dei ministri "per ampliare la libertà d'impresa è molto rischiosa per le Pmi che animano il mercato, lo rendono davvero concorrenziale e socialmente sostenibile". "Le grandi imprese - aggiunge la Confesercenti - hanno già una grandissima libertà d'azione che sta portando alla desertificazione delle città sul piano commerciale e sociale. Invitiamo il governo e il Parlamento - conclude la nota - a tenere conto di questi fattori evitando impatti socioeconomici dirompenti". Redazione online 18 giugno 2010
Il progetto Responsabilità e controlli ex post così il rilancio della libertà d'impresa Oggi in consiglio dei ministri primo dibattito sull'articolo 41 Il progetto Responsabilità e controlli ex post così il rilancio della libertà d'impresa Oggi in consiglio dei ministri primo dibattito sull'articolo 41 ROMA — "Le regole giuste sono un investimento. Le regole sbagliate sono un costo". Inizia così la relazione al disegno di legge di modifica dell'articolo 41 della Costituzione sull'iniziativa economica, vergata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, di cui si riconosce lo stile tra citazioni di Hobbes e Sant'Agostino. Il provvedimento, che punta a semplificare l'attività economica, ponendosi come "il vero antidoto alla crisi in atto", e introducendo i controlli solo a posteriori, è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi, sotto la voce "integrazione". E in effetti non di modifica del dettato costituzionale si tratta, bensì di un "aggiornamento" necessario perché "il mondo è radicalmente cambiato con la globalizzazione" e per favorire lo sviluppo si deve "scaricare una parte della zavorra" senza intervenire "radicalmente" sul "vecchio" articolo 41, dove "ci sono comunque elementi fondamentali". L'idea è renderlo "un baluardo contro la complicazione normativa". Ed ecco i due commi da aggiungere ai tre esistenti. "La Repubblica promuove il valore della responsabilità personale in materia di attività economica non finanziaria". Che cambiamento filosofico ci sia dietro, Tremonti lo spiega partendo dal grafico chilometrico delle Gazzette ufficiali: mettendone in fila le pagine si arriva a 4,7 chilometri. Risultato: ci vogliono 10 giorni per aprire un'impresa e 257 per una concessione edilizia. Una lentezza che ci porta al 78° posto nella classifica dei Paesi dove conviene investire. Come se ne esce? L'abrogazione non risolve perché "le uova depositate dal serpente legislativo si riproducono in continuazione". Delegificare passando dalla legge al regolamento "è come passare dalla padella alla brace". Quanto alla "semplificazione", nel nostro Paese ha prodotto norme strutturate "come lenzuoli", un riferimento alle riforme-lenzuolate dell'ex ministro Pier Luigi Bersani. Per stabilire il principio che "tutto è libero, tranne ciò che è vietato", Tremonti propone una fase a livello di legge ordinaria, passando attraverso la "segnalazione d'inizio attività" combinata con lo "sportello unico". Poi l'intervento sulla Costituzione per sancire il principio della responsabilità e dei controlli a posteriori a tutti i livelli. Per questo il secondo nuovo comma recita: "Gli interventi regolatori dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali che riguardano le attività economiche e sociali si informano al controllo ex post". Sempre agli enti locali sono rivolti i nuovi due commi dell'articolo 118. Il primo raccomanda che in "materia urbanistica" le normative vengano, entro 6 mesi, "adeguate in modo che le restrizioni del diritto d'iniziativa economica siano limitate allo stretto necessario per salvaguardare altri valori costituzionali". Il secondo richiede che, entro 3 mesi, gli enti locali pubblichino "l'elenco dei casi che escono dal campo di applicazione" del nuovo articolo 41. Serve troppo tempo per una legge costituzionale? "Quella istitutiva della Bicamerale di D'Alema è stata approvata in 4 mesi" ricorda il ministro reclamando uguale impegno. Del resto, osserva, "non ci sono alternative". Dietro "la follia regolatoria" c'è una "visione dell'uomo negativa o riduttiva". Negativa come quella dell'uomo-lupo descritto dal pensatore Thomas Hobbes che "va ingabbiato" perché di per sé "immorale". Riduttiva, come quella di chi pensa che "l'uomo è insufficiente a se stesso". Da questo "nuovo Medioevo" irto di "totem giuridici", ben descritto dalle parole del filosofo Alexis de Tocqueville, si vuole uscire rivendicando "una visione positiva della persona, delle sue associazioni, della sua capacità d'impresa", come Sant'Agostino che riconosceva la socialità della natura umana. Antonella Baccaro 18 giugno 2010© RIPRODUZIONE RISERVATA
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com/2010-06-18 La libertà d'impresa passa dalla nuova Carta per l'economia, cha cambia la Costituzione di Dino PesoleCronologia articolo18 giugno 2010 Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2010 alle ore 08:02. ROMA - Nello scenario globale l'Italia ha davanti a sé l'alternativa "tra declino e sviluppo". Se si vuole il declino, "basta lasciare le cose come stanno". Se al contrario si persegue l'obiettivo dello sviluppo, occorre "scaricare una parte della zavorra". Parte da questa premessa, contenuta nella relazione esplicativa, lo schema di disegno di legge costituzionale in materia di libertà d'impresa, che affronta oggi l'esame preliminare il Consiglio dei ministri. Due nuovi commi da aggiungere all'articolo 41 della Costituzione, per sancire il principio che la Repubblica promuove il valore della responsabilità personale in "materia di attività economica non finanziaria". Vi si aggiunge l'ulteriore principio in base al quale gli interventi regolatori dello stato, delle regioni e degli enti locali che riguardano le attività economiche e sociali "si informano al controllo ex post". Quanto all'articolo 118, lo schema di disegno di legge costituzionale inserisce direttamente nella Carta il riconoscimento da parte dello stato, delle regioni ed enti locali dell'istituto della "segnalazione di inizio attività" e quello dell'autocertificazione. Verrebbe in sostanza sancito e reso solenne in un testo dal rango costituzionale il passaggio al controllo ex post, al principio di responsabilità e all'autocertificazione. Dall'ambito di applicazione del nuovo istituto della segnalazione di inizio attività sono escluse le fattispecie sottoposte al codice penale o che derivano dall'attuazione delle direttive comunitarie o internazionali. Entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge costituzionale, sia lo stato che gli enti locali dovranno provvedere ad adeguare le rispettive normative in materia urbanistica "in modo che le restrizioni del diritto di iniziativa economica siano limitate allo stretto necessario per salvaguardare altri valori costituzionali". Entro tre mesi dovrà essere reso pubblico l'elenco dei casi "che escono dal campo di applicazione" della nuova normativa. La mancata pubblicazione, "salvo che riguardo alle leggi penali che prevedono fattispecie di delitto e alle normative internazionali, vale a salvare la buona fede di chi ha intrapreso un'attività economica e sociale". Prende dunque formalmente avvio il pacchetto di misure a favore della libertà di impresa, annunciato nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. La prima fase è affidata al disegno di legge ordinario. Il timing prevede che la "segnalazione di inizio attività" sia affiancata dalla nuova disciplina dello sportello unico. La seconda fase è consegnata alle nuove norme costituzionali. "Il mondo è radicalmente cambiato con la globalizzazione. La competizione, non solo tra imprese ma fra interi sistemi, fa ormai parte della realtà", si legge nella relazione. La premessa è che le regole giuste "sono un investimento", mentre quelle sbagliate "sono un costo". Possono essere sbagliate in sé, "ma anche perché sono troppe". Un grafico allegato al ddl mostra che le pagine totali della Gazzetta ufficiale nel 2009 sono state 15.923, per 4,7 chilometri di lunghezza e 993 metri quadri di superficie. Segue l'impietoso elenco dei giorni che occorrono per i vari adempimenti amministrativi e il numero di amministrazioni coinvolte. La posizione dell'Italia nella classifica internazionale relativa alla "facilità di fare impresa" è assai poco incoraggiante: il 78° posto. Si è scelta la strada della semplificazione, non quella dell'abrogazione e della delegificazione, nella convinzione che per liberarsi dalla "manomorta esercitata dalle burocrazie" sia necessaria una "rivoluzione mirata a liberare l'economia reale dalla manomorta statale". Quanti ai tempi inevitabilmente lunghi del percorso di revisione costituzionale, nella relazione si ricorda che la legge costituzionale istitutiva della bicamerale D'Alema "è stata approvata in quattro mesi". Dall'opposizione giunge un invito al governo perché si limiti a seguire la strada della legge ordinaria. "Se proprio non riesce ad accettare le nostre proposte – osserva Michele Ventura, vicepresidente vicario del gruppo del Pd alla Camera – il consiglio dei ministri potrebbe occuparsi di proporre una sua legge per la semplificazione". Al contrario, si perde tempo "a ciarlare di inutili manomissioni della carta. L'articolo 41, tra l'altro, è importantissimo e ha garantito nella storia della Repubblica, la libertà e i valori sociali dell'impresa".
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